La vostra voce: "Un amore proibito. Origini" di Daniela Tess

Buongiorno cari lettori, eccoci a un'altra tappa della rubrica "La vostra voce" , un'idea nata in collaborazione con il blog Un tè con la Palma, per dare voce e spazio ai vostri scritti.
Oggi vi parleremo di "Un amore proibito. Origini" di Daniela Tess.










Titolo: Un amore proibito: Origini
Autrice: Daniela Tess
Self publishing
Genere: romanzo storico regency
Prezzi: ebook  0,99 euro; cartaceo: 9,35 euro
Link d'acquisto: ebook; cartaceo;


Alyce, secondogenita del conte di Rochford, è una giovane donna di una bellezza assoluta e perfetta, molto dolce, aperta agli altri ed alle loro esigenze. Benché sia stata educata secondo i rigidi dettami della nobiltà inglese, è molto determinata e nasconde un'indole ribelle capace di non assecondare i desideri paterni, ma di combattere per realizzare il suo sogno d'amore. Lucas, moro ed attraente, è uno stalliere che ha vissuto una vita di stenti e privazioni tanto da diventare duro e cinico. Di poche parole, non crede nell'amore, ha un'aria tenebrosa ed è circondato da un'aura di pericolo.  Giorno e notte, luce e ombra... potranno mai incontrarsi ed amarsi? 


Ecco 𝟱 buoni 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿e il romanzo: 

1) è un romance storico, per chi ama le atmosfere ottocentesche, i corsetti, i sussurri dietro i ventagli, i balli da Almack's, le passeggiate in Hyde Park, insomma un insieme di romanticismo al massimo grado!
2) è un romance pieno di colpi di scena, dove nulla è come appare
3) in un unico romanzo ci sono tre coppie e tre diverse storie d'amore, dalla più romantica, a quella ironica, a quella drammatica e passionale. Coppie e storie per tutti i gusti!
4) è un romanzo che piacerà a chi ama l'introspezione psicologica dei personaggi, con un finale lungo, cosa inusuale in questa tipologia di libri.
5)I personaggi: dall'antagonista della storia, un super cattivo, che diverrà a sua volta protagonista di un suo successivo romanzo alle eroine, donne forti, indipendenti, che lottano per ciò in cui credono non snaturandosi né scimmiottando gli uomini ma rimanendo coerenti con il contesto storico in cui vivono. Ognuno porta con sé un messaggio di forza, determinazione, dove l'onestà vince, dove alla fine c'è la realizzazione ed il proprio riscatto.


Capitolo 1

Inghilterra 1810

La carrozza camminava veloce nelle strade di campagna dell’Hampshire. Presto avrebbe fatto buio, ma la giovane donna che guardava il paesaggio dal finestrino non vedeva l’ora di tornare nell’avita dimora paterna.
Era stata lontana tre anni… tre lunghissimi anni, prima a curarsi e poi a ritrovare se stessa. Tre anni in giro per l’Europa, impegnata in un tour che di solito facevano i suoi coetanei maschi, i rampolli delle famiglie più blasonate d’Inghilterra.
Era stata fortunata, di solito le giovani come lei non avevano la possibilità di viaggiare così a lungo e vedere le meraviglie che lei aveva visto: Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Atene… città meravigliose, piene di cultura, di arte, di bellezza… di vita! Ma anche se aveva adorato ogni istante passato alla scoperta di tali meraviglie, una sottile ma sempre presente nostalgia di casa l’aveva accompagnata.
Ora finalmente avrebbe rivisto i suoi cari. Chissà Arianne quanto era cresciuta! E suo padre? Sperava che i suoi impegni nel Parlamento non lo avessero stancato troppo. Sua madre sicuramente l’avrebbe abbracciata e inondata di parole fin dal primo istante! E suo fratello? Ci sarebbe stato anche lui? Molte, troppe domande le affollavano la mente.
Un leggero sorriso le increspò le labbra man mano che pensava a ciò che l’attendeva a casa. Certo anche una sottile inquietudine si mescolava all’eccitazione del rientro. Ormai aveva compiuto ventuno anni; sarebbe dovuta essere già sposata e con un bambino.
Una ruga le corrugò la bella fronte: chissà se suo padre aveva deciso qualcosa in tal senso. Sperava di no, non era pronta a “fare il suo dovere”. Non era pronta a sposare uno sconosciuto e dargli un erede. Forse nel suo piccolo, ingenuo animo di bambina, ancora credeva in un sogno. Anche dopo tutto quello che era successo ancora pensava, sperava, di poter incontrare qualcuno… qualcuno che fosse adatto a lei, che la apprezzasse, che la stimasse, che la amasse. Che stupida che era! Che povera sciocca stupida! Possibile che il passato non le avesse insegnato nulla? Irritata con se stessa tirò la tenda del finestrino; meglio riposare.
Non mancava molto ormai. Guardò la sua cameriera e sua zia, che aveva condiviso quel viaggio con lei e le aveva fatto da “chaperon”: come dormivano beate! Sorrise. Si sentiva felice e carica di attese anche se di fronte aveva un futuro più incerto che mai.

Mellington House, dimora del conte di Rochford

Era arrivato finalmente! Fissò lo stemma della residenza del conte. Un ciuffo ribelle dei suoi lunghi capelli neri gli scivolò sulla fronte. Irritato se lo tolse dagli occhi. Doveva entrare e cercare John Woods.
Varcò il cancello e si incamminò a piedi attraverso il parco enorme, lungo il sentiero di alberi secolari. Sentiva le gambe rigide e indolenzite. Per risparmiare dei soldi non aveva potuto noleggiare che un vecchio ronzino e neanche per tutto il viaggio! Un sorriso amaro gli si formò sulle labbra. Era la storia di sempre, la storia della sua vita, la vita di un figlio di nessuno, di “un bastardo”. Ma perché continuava a prendersela? Non aveva forse passato gli ultimi due anni tra umiliazioni, risse e privazioni di ogni tipo? Forse qualcosa presto sarebbe cambiato o almeno lo sperava. Forte di quel proposito accelerò l’andatura.
A un certo punto, mentre si trovava vicino una siepe di bosso vide arrivare una carrozza. Accidenti! Proprio ora che doveva recarsi nelle scuderie per parlare con John! Si nascose e attese. Non voleva testimoni al suo incontro con il vecchio amico del padre. Era importante che nessuno lo vedesse o sapesse che si era recato lì.
Intanto la carrozza si fermò davanti all’ingresso principale della ricca dimora ottocentesca. «Alyce, Alyce… finalmente!» esclamò una ragazza scendendo le scale di corsa. Non diede quasi tempo al valletto di aprire lo sportello che si gettò tra le braccia di una giovane donna.
«Tesoro, sono qui! Sono tornata! Ari… come stai? Ma guardati! Quanto sei cresciuta!
mi sei mancata». Alyce sentì che la gioia del momento la ripagava del faticoso viaggio.
«Anche tu mi sei mancata moltissimo!».
Mentre le due ragazze ridevano e piangevano insieme, il giovane uomo bruno sorrise amaramente. Che scena patetica! Non avrebbe mai sopportato gente come quella. Gente nobile, ricca, viziata, senza un problema al mondo. Gente il cui massimo problema era quale vestito indossare alla festa o scegliere l’accompagnatore della serata. Una fitta alle gambe gli ricordò la sua stanchezza e con essa aumentò la rabbia. I suoi occhi scuri divennero ancora più freddi ed enigmatici.
Mentre cercava un modo per sgattaiolare nelle scuderie, la giovane donna appena arrivata si voltò e per la frazione di un secondo lui rimase senza fiato.

Capitolo 2

Mentre parlava con la sorella (almeno lui presumeva fosse tale, vista la straordinaria somiglianza), la giovane donna bionda, con un gesto meccanico, si tolse il cappello.
Improvvisamente per Lucas fu come ricevere un pugno nello stomaco: un ovale perfetto, con un incarnato di porcellana, si rivelò a lui. Un viso a cuore, incorniciato da lunghi capelli biondi che scendevano in morbidi boccoli sulle spalle. Aveva gli occhi più azzurri che lui avesse mai visto… sembrava un angelo.
Lucas non credeva in sciocchezze come il Paradiso; era troppo cinico e troppo vecchio per cullare ancora illusioni del genere ma in quel momento pensò che se gli angeli avessero avuto un volto, sarebbe stato quello. Era bellissima, la donna più bella su cui avesse mai posato gli occhi. Si riscosse, improvvisamente infastidito da se stesso e dalla piega che stavano prendendo i suoi pensieri. Cosa diavolo stava farneticando? Era venuto fin lì con uno scopo ben preciso. Doveva solamente parlare con John e poi se ne sarebbe andato, pronto a tornare nella fogna dalla quale era venuto. Non c’era posto nella sua vita per sogni e sciocchezze simili. Aveva una missione da compiere e, fosse stata l’ultima cosa della sua miserabile vita, l’avrebbe portata fino in fondo.
Alyce rabbrividì e si guardò intorno. Una strana sensazione si era impadronita di lei.
Perché aveva tremato? E perché sentiva di essere osservata? Si guardò intorno ma non vide nessuno, tuttavia quel brivido di consapevolezza non l’abbandonò.
«Aly, che c’è? Hai freddo?»
«Non è nulla Ari, davvero. Forse l’aria sta rinfrescando. Andiamo a salutare nostra madre, va bene? Non vedo l’ora di riabbracciare lei e nostro padre… stanno bene? Devi raccontarmi tutto, in fondo sono tre anni che non ci vediamo». Le due sorelle salirono l’ampia scalinata e si recarono in casa, le teste vicine, complici. Sembravano molto felici.
Lucas le guardò fin quando non sparirono in casa. Riscuotendosi da quella pazzia, uscì dal suo nascondiglio e si avviò verso le scuderie. Avrebbe trovato John e presto sarebbe tornato a Londra, ripeteva a se stesso. Aveva guardato il sole e ne era rimasto abbagliato.
Un’esperienza inusuale per lui… e straordinaria per certi versi. Ora poteva pure tornare nel
buio.

Tenuta di Mellington House

«Ragazzo mio, che piacere vederti!!!» John lo accolse con calore ed affetto. «Lasciati guardare! Quanto sei cresciuto! Ricordo quando eri un frugoletto così…» e dicendolo, indicò con il braccio.
«Anch’io ti trovo bene» rispose Lucas.
Era vero, sembrava che per John il tempo si fosse fermato. Aveva ancora un fisico asciutto, era abbronzato, forse a causa delle molte ore di lavoro all’aria aperta e i suoi capelli castani erano solo leggermente più radi.
«Qual buon vento ti porta a Rochford House?» chiese intanto l’uomo.
«Mi serve un lavoro» rispose «Mi serve subito e volevo sapere se tu fossi a conoscenza di un posto libero, in qualche ricca tenuta nei dintorni di Londra. So fare di tutto: stalliere, fabbro, maniscalco. Mi arrangio e non ho paura della fatica».
Mentre parlava con John, Lucas gli volse le spalle, timoroso che il vecchio stalliere carpisse più di quanto lui fosse disposto a rivelare.
L’uomo si grattò il mento, pensieroso. «Figliolo, sei fortunato! Proprio oggi il ragazzo che accudiva i cavalli se n’è andato. Potresti restare qui, come mio aiutante. Sai che ti tratterei come un figlio e la paga è buona. Cosa ne dici?»
Nel sentire quella proposta, Lucas si irrigidì. «Qui? Non lo so…»
Mentre rispondeva, il pensiero corse, con suo sommo fastidio, a lei. Non sapeva perché lavorare a casa di quel “raggio di sole” lo infastidisse così tanto. In fondo, lei era “nulla”, una donna, una delle tante, solo più inavvicinabile di altre… se anche lui avesse voluto averci a che fare, cosa che davvero non desiderava.
«Fa’ come credi ma nessun padrone è così generoso come il conte di Rochford, te l’assicuro» continuò John «E poi, come mai non vorresti lavorare qui? Se è solo un lavoro che cerchi, dove troveresti di meglio? A meno che tu non mi stia nascondendo qualcosa».
L’uomo lo guardò con sospetto, cercando di decifrare la maschera impenetrabile che era il volto di quel ragazzo che conosceva fin da bambino. Lucas si passò una mano tra i capelli, gesto che faceva sempre quando era nervoso o quando prefigurava l’arrivo di una catastrofe, come in quel momento.
«Ma no John, cosa ti salta in mente? Che motivi dovrebbero esserci? Volevo solo trovare un posto a Londra, mentre qui siamo in campagna. Comunque so che durante “La Stagione” questi ricconi si trasferiranno nella loro dimora londinese… non devono forse “vendere” le loro figliole al miglior offerente? Comunque mi hai convinto, resterò qui».
Cercava di nascondere, con il sarcasmo, la crescente sensazione di disagio che lo stava irritando e non poco. Lucas Smith non era un codardo, non era mai scappato in vita sua di fronte a nulla, figuriamoci se avesse cominciato a farlo ora. Per chi poi? Per una donna?
Non doveva preoccuparsi. Era lei, casomai, che avrebbe fatto meglio a non incrociare mai la sua strada.

Post a Comment

Mas Bago Mas luma

Iklan In-Feed (homepage)

" target="_blank">Responsive Advertisement