Buongiorno cari lettori, eccoci a un'altra tappa della rubrica "La vostra voce" , un'idea nata in collaborazione con il blog Un tè con la Palma, per dare voce e spazio ai vostri scritti.
I protagonisti hanno due caratteri forti, ricchi di sfumature che solo leggendolo si possono apprezzare.
Un lettura piacevole per gli amanti delle atmosfere di quel periodo con i balli da Almack’s, le passeggiate a Hyde Park e le opere teatrali.
Lo stile di scrittura utilizzato è elegante, raffinato e fluido, perfetto per un romanzo storico.
Mette in evidenza le criticità di un periodo storico in cui una donna non poteva sentirsi al sicuro nemmeno tra le pareti di casa, pur mostrando come spesso queste stesse donne tentassero di ritagliarsi uno spazio in una società che le reputava utili solo al matrimonio - ai fini della procreazione.
1.
Agli occhi del ton e di tutti gli ospiti di Almack’s, Lady Blythe Middlethorpe era una delle giovani debuttanti più educata e irreprensibile che si fosse mai vista negli ultimi tempi. Si muoveva con eleganza e leggiadria, dispensando cenni e sorrisi educati, mai troppo accesi e sempre nel rigore della buona condotta. L’abito da sera color porpora che avvolgeva la sua figura metteva in risalto un vitino sottile, due seni rotondi coperti da una modesta scollatura – sempre nei canoni del decoro – e una pelle diafana che avrebbe fatto invidia perfino alla regina, anche se in quel momento era leggermente arrossata per via della quadriglia che aveva appena danzato insieme a Lord Jameson Pembroke, marchese di Kingstone. Nondimeno, era attualmente la dama più invidiata da tutte le giovani in età da marito: invitata ai salotti più esclusivi, il carnet da ballo sempre pieno e corteggiata dai giovanotti più ambiti della Stagione.
Sempre agli stessi occhi, Lady Blythe dimostrava di essere la figlia devota – e unica – di Lord Seymour Wellesley, conte di Middlethorpe, cui obbediva ciecamente da quando, superata la beata età della prima giovinezza, aveva capito quale fosse il posto di una donna in società. Un padre che vigilava su di lei come un falco e non per l’affetto, quello no, ma lei non cedeva: non si era mai lasciata spezzare, né mai l’avrebbe fatto. Avrebbe continuato a lottare e, se tutto fosse andato per il verso giusto, quella Stagione si sarebbe conclusa con un matrimonio: il suo.
2.
«Sapete, proprio non capisco perché quando danziamo vi venga voglia di parlarmi così apertamente» gli disse, consapevole che la musica e il cicaleccio di sottofondo l’avrebbero aiutata a non farsi udire da orecchie indiscrete.
«Preferireste che rimanessi in silenzio?» ribatté il duca, guardandola con curiosità.
«Non è ciò che ho detto. Mi chiedo solo perché diveniate così logorroico durante i balli e mi riserviate un ostinato mutismo quando siamo in casa da soli.»
Non che Blythe pensasse di ottenere una risposta sincera, ormai aveva capito di non avere le carte giuste per ottenere l’attenzione dell’uomo che aveva sposato.
«Pensavo sapeste che i ricevimenti sono il momento migliore per socializzare socializzare e conoscersi» disse lui, prima di allontanarsi di qualche passo da lei come imponeva la danza.
«Oh, lo so bene. Come so che ciò vale per le coppie non sposate» obiettò caustica, lanciandogli un’occhiata accigliata.
Cletus la sfiorò nuovamente, seguendo i passi di quel ballo con movimenti misurati e impeccabili e per qualche secondo danzarono in silenzio, leggendo l’uno negli occhi dell’altro più di quanto le parole, rimaste sospese tra loro, potessero mai esprimere. «Forse lo faccio perché i secondi di una danza sono più facili da riempire, senza però che né voi né io abbiamo il tempo necessario per svelare tutto ciò che ci riguarda.»
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