La vostra voce: "Anima e cuore" di Simona La Corte

Buongiorno cari lettori, eccoci a un'altra tappa della rubrica "La vostra voce" , un'idea nata in collaborazione con il blog Un tè con la Palma, per dare voce e spazio ai vostri scritti.

Oggi vi parleremo di "Anima e cuore" di Simona La Corte.








TITOLO: Anima e Cuore
AUTORE: Simona La Corte
GENERE: music romance
EDITORE: self-publishing
PREZZI: cartaceo € 12,00 / ebook € 1,99
LINK D'ACQUISTO: ebook; cartaceo;







Carla Salemi lascia il lavoro e la Sicilia con l’intenzione di trasferirsi a Londra e dare una svolta alla sua vita.
Grazie all'amica Miranda, fidanzata con il frontman dei Black Hearts, ha la possibilità di conoscere la celebre rock band inglese, ma non immagina che l’incontro con Taylor Wood, il sexy e arrogante bassista del gruppo, risveglierà in lei emozioni che non prova da tempo.
Carla tenta di opporsi a quella passione travolgente, ma il cuore, si sa, non sempre ascolta la ragione.
Taylor la conquista con il suo fascino selvaggio, ma si rende conto di essere lui stesso vittima di qualcosa che non ha mai provato: Carla è riuscita a far breccia nella sua anima ferita, sulla quale grava il peso di un'antica colpa.
Una storia appassionante alla scoperta di un sentimento unico e potente, come solo l’amore sa essere.

NOTA DELL’AUTORE:

Anima e Cuore è lo spin-off di Anima e Corpo. Possono essere letti separatamente perché entrambi autoconclusivi, ma per una maggiore chiarezza della storia, sarebbe consigliabile conoscere il primo. 







Ecco 𝟱 buoni 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿e il romanzo: 

1) è una storia d’amore consigliata a chi crede nel potere di questo sentimento, capace di guarire le cicatrici dell’anima;

2) è un romanzo che affronta il tema della perdita e delle seconde possibilità;

3) durante la lettura si alternano momenti passionali ad altri riflessivi;

4) il carattere arrogante e scorbutico di Taylor entra in conflitto con quello impertinente e battagliero di Carla, dando vita a dialoghi divertenti ed esilaranti;

5) per gli amanti della musica rock, essa fa da sfondo alle vicende dei due protagonisti.


 




ESTRATTO 1:

Ho bisogno di distrarmi, così do un’occhiata intorno a me per trovare un diversivo.
Sesso.
Ho bisogno di fare sesso, sì.
Sono fermo al piano bar, cercando di scovare la biondina di poco fa. Credo proprio che non sarà difficile convincerla a seguirmi in hotel. Ed ecco che la vedo, la bella Lynn Moore, una modella con due tette da sballo che già so come usare. La fisso con insistenza, facendole capire le mie intenzioni, e lei sembra accettare; sorride e passa la lingua sulle labbra in un gesto erotico. Mando giù il resto del drink e mi rivolgo al barman per farmene servire altri due; faccio per voltarmi e raggiungerla, ma urto contro qualcosa. Anzi, qualcuno.
«Dove hai gli occhi?»
È la tipa tosta, Carla. La nana bruna che mi sono divertito a punzecchiare. Miranda è stata la prima donna per la quale ho provato qualcosa di più che semplice attrazione fisica, ma questa donna mi fa venir voglia di sculacciarla e baciarla allo stesso tempo. Il suo carattere battagliero mi diverte e fa accelerare i battiti del mio cuore in un modo che non so spiegare.
Com’è possibile?
Mi do una scrollata mentale e affronto questa donna così insolita che mi fa rimescolare il sangue nelle vene.
«Sei talmente piccola che sembri un hobbit. È difficile vederti, se la tua testa arriva a malapena all’altezza del mio petto» la provoco. Voglio vedere il suo viso animato dalle emozioni.
Carla arrossisce, ma non per timidezza. È quella fiamma ribelle che le accende lo sguardo e la rende ancora più sexy. Sono sicuro che a letto è una tigre e solo aver formulato questo pensiero mi fa dimenticare per quale motivo la sto stuzzicando. Il mio interesse è inevitabilmente calamitato dal suo petto, dove sta cercando di tamponare il vestito. Non posso staccare gli occhi dal solco tra i seni che si intravede dalla scollatura e spalanco la bocca come un cretino quando mi accorgo che il tessuto umido le si è incollato addosso, mettendo in risalto le curve generose.
Cristo Santo!
Dimentico le tette di Lynn dinanzi a questo banchetto.
«Hai finito l’ispezione?» borbotta, parecchio irritata.
«Credevo volessi mostrarmi la mercanzia. Quasi quasi, penso che la tua sia stata una mossa studiata.»
«Cosa? Vuoi dire che mi sarei gettata di proposito addosso a te?»
«Certo che sì, e ti dico anche il perché.» Mi piego in avanti con studiata lentezza e accosto le labbra al suo orecchio, prima di parlare. «Ammettilo, desideravi avere la mia attenzione.»
«Dici sul serio?» replica con un cipiglio ironico. Mi aspettavo che restasse a corto di parole, invece questa donna sa tenermi testa. Deve essere abituata ad avere l’ultima parola; non mi sembra il tipo che si arrende facilmente, una caratteristica che ci accomuna.
«Sì» replico senza battere ciglio.
«Accidenti! Credo di dover uscire fuori a respirare…» dice all’improvviso, voltandomi le spalle e allontanandosi.
«Che ti succede?» La seguo, confuso dalla sua reazione.
Lei si gira di scatto e porta le mani al seno.
«L’aria qui dentro è talmente satura del tuo ego, che rischio seriamente di soffocare.»
Resto senza parole e, anziché essere infastidito dal suo atteggiamento, mi sento euforico, come non accadeva da tempo. In un attimo, questa donna ha risvegliato quella parte assopita di me che chiamavo vita. Carla raggiunge il piano superiore, entrando nella sala privata in cui abbiamo cenato, e io la seguo. Le nostre guardie del corpo sono disperse per tutto il locale e hanno il compito di sorvegliarci e di prevenire eventuali problemi. Due sono ferme all’ingresso del privé e le sorpasso, ritrovandomi da solo con lei. Mi dà le spalle ed è china in avanti per prendere la borsa e, cazzo, la vista del suo culo e dei fianchi, messi in evidenza dall’abito attillato, me lo fa diventare duro dentro i pantaloni. Carla è davvero una bellezza fuori dal comune e il mio istinto da predatore si desta.
«Non avevi detto che ti serviva aria?» La musica arriva ovattata e le mie parole sembrano rimbombare adesso che non c’è nessuno. Carla non si scompone, anzi non appare sorpresa di vedermi. Mi lancia un’occhiata ironica da sopra la spalla e quel sopracciglio inarcato la rende ancora più sexy.
«Sto recuperando borsa e coprispalle per andare via. Dico sul serio, è quasi impossibile respirare se ci sei tu.»
«Perché sono così bello da mozzarti il fiato?»
«Perché sei troppo pieno di te e il tuo ego occupa così tanto spazio da non lasciarne agli altri.» Si gira verso di me e mette una mano sul fianco, inclinando la testa con fare civettuolo.
Peste!
Questa donna sa come usare il corpo per abbattere le difese di un uomo. Sento di stare per soccombere, ma se lei pensa di ricorrere al suo fascino per giocare sporco e ottenere la vittoria, allora ricorrerò alle stesse armi.
«Vai da qualche parte?» Cambio discorso, ma lei non si scompone. Ho l’impressione che sappia già cosa dirà o farà il suo avversario.
«Torno in hotel. Non posso restare con l’abito appiccicoso per il resto della serata, grazie a te.» Si avvia all’uscita e, mentre mi oltrepassa, la blocco afferrandole un polso. Guarda corrucciata la mia mano e poi dritto nei miei occhi, pronta a dare battaglia, ma io la stupisco alzandole il braccio e portandomi la sua mano alla bocca per baciarla.
«Permettimi di accompagnarti, allora. Dopo quell’aggressione, mi sento in dovere di proteggerti.» Sussurro queste parole, mentre le accarezzo le nocche con il pollice. Carla mi fissa pensierosa, poi cambia atteggiamento passando da scontrosa a docile. Non so perché, ma il nuovo atteggiamento mi insospettisce.
«Mi farebbe piacere.»
Sì, credo proprio che il sorriso conciliante che mi rivolge sia una tattica per distrarmi.

ESTRATTO 2:

Carla non nasconde la sorpresa che si trasforma in sgomento quando mi vede togliere i boxer bagnati. Glielo leggo in faccia, mentre osservo le sue guance arrossire. Ha distolto lo sguardo, ma non si è mossa dal suo posto vicino alla porta ancora aperta.
«Ti dispiacerebbe chiudere? Oppure preferisci che gli altri sentano i nostri discorsi?» Mi sforzo di essere conciliante.
«Che sentano pure…»
«Andiamo, non essere ridicola. Non sarà la prima volta che ti trovi con un uomo senza vestiti.»
«Nudo come un verme» puntualizza, alzando il naso in aria e assumendo un atteggiamento altezzoso. Scuoto la testa esasperato, evitando di rispondere alle sue provocazioni. Vado in bagno e pochi istanti dopo sento il cigolio della porta che viene chiusa. Guardo Carla dallo specchio sopra il lavandino mentre raggiunge il centro della stanza. Sembra confusa, smarrita. Per un momento riesco a scorgere qualcosa oltre la corazza che indossa per tenere testa a tutti e vedo una profonda stanchezza nei suoi occhi, come se facesse uno sforzo inenarrabile a recitare una parte davanti agli altri; una fragilità che si rivela solo se toglie la maschera. Conosco bene quel peso. Dover mentire al mondo intero, elargendo sorrisi quando invece avrei bisogno di urlare e sfogare la rabbia che mi consuma. Vedo me stesso in quello sguardo basso che fissa la cassapanca sotto la finestra, perduto in qualche angolo della mente dove il dolore è tenuto a bada. Forse è questo che mi spinge a cercarla, a desiderarla. Scoprire di dover condividere con lei la stessa camera all’inizio non mi ha entusiasmato, ma quando sono entrato per deporre il borsone e l’ho vista dormire non mi sono potuto trattenere dall’ammirarla. Mi sono saziato delle sue curve generose, messe in mostra dalla camicia da notte arrotolata attorno ai fianchi. Carla giaceva prona sul letto e la vista dei fianchi, delle gambe affusolate e della linea sinuosa della schiena mi ha fatto impazzire. Ho deciso che un bagno in mare mi avrebbe aiutato a calmarmi. Invece, me la sono trovata sulla spiaggia a fissarmi e il mio cazzo è tornato a pulsare di desiderio. Mi do una scrollata mentale e continuo a osservarla. Sta sfregandosi le braccia per scaldarsi e provo un po’ di rimorso per averla spinta a tuffarsi. Mi convinco che quanto sto per dirle non è dettato dal desiderio di averla vicina e godere della sua bellezza, ma dalla necessità di fare ammenda per il mio comportamento.
«Hai bisogno di scaldarti. Dai, vieni con me.» La raggiungo e la prendo per mano, ma Carla pianta i piedi per terra e cerca di sottrarsi alla stretta.
«No!»
«Smettila! Voglio solo evitare che ti ammali.»
Sento che sta per cedere, anche se la sua espressione circospetta mi suggerisce che non si fida, così la tiro contro il mio petto. Restiamo qualche secondo in questa posizione, occhi negli occhi. Respiro su respiro. Cuore contro cuore. La tensione tra noi non si è mai sciolta e non so se ciò sia un bene o un male. Tuttavia, mi rendo conto di doverla allontanare perché la brama che mi scatena non l’ho mai sperimentata con nessun’altra e non sono sicuro di riuscire a controllarla. Di volermi controllare. Faccio scorrere l’acqua dentro la doccia e quando raggiunge la temperatura ideale obbligo Carla a entrare con me, chiudendo poi lo sportello del box.
«Dovresti toglierli» indico la biancheria intima, ma lei mi fulmina con lo sguardo.
«Scordatelo, pervertito!»
«Possibile che tu debba pensare sempre il peggio di me?»
«Chissà perché? Forse, ho solo immaginato tutte le volte che mi hai provocata?»
«Ammetto di provarci gusto.»
«Presuntuoso!» esclama, inviperita.
«Strega» le sussurro all’orecchio. Ho capito che con lei bisogna giocare di astuzia. Se lei attacca, io cerco di blandirla. Carla non ribatte e mi scosto per guardarla in faccia, notando la sua espressione incerta.
«Cosa c’è?» non posso trattenermi dal chiederle. È strano non sentire parole taglienti in risposta. Me le aspettavo, invece nega col capo e si gira. Prende il flacone di sapone, ne versa un po’ sul palmo e comincia a lavarsi, continuando a non guardarmi.
Perché mi ignori?
«Va tutto bene?» insisto e questa volta la costringo a girarsi. Carla ha gli occhi arrossati e credo stia facendo uno sforzo enorme per trattenere le lacrime.
«Ehi! Non volevo…» Non finisco la frase che Carla è pronta a scappare via, ma io la imprigiono contro le piastrelle.
Poggio le mani ai lati del suo viso, che tiene risolutamente chinato in basso. Le afferro il mento e la costringo ad alzarlo, leggendo così una miriade di emozioni susseguirsi nel suo sguardo. Paura e desiderio si scontrano e lottano per venir fuori, ma lei si ostina a controllarli. Decido di far breccia tra questi sentimenti e mi avvento sulle sue labbra. La bacio con passione, gustando il sapore amaro delle ultime tracce di sapone sulla pelle e quello dolce che le appartiene. Le metto le mani sui fianchi per avvicinarla di più al mio corpo eccitato. La mia erezione si strofina contro il suo ventre e questo contatto mette a dura prova la mia resistenza. Carla ansima contro la mia bocca e approfondisco il bacio. Nessuno dei due distoglie lo sguardo e sembra che i suoi occhi stiano scavando nella mia anima, entrandomi dentro. Lì, dove nessuna è mai arrivata. Non so come sia possibile, ma sento che stiamo riversando in questo bacio qualcosa di nostro, che teniamo nascosto e che freme per uscire. Una forza che ci spinge a chiedere e a dare di più.
«Carla…» sussurro appena, quando mi allontano. Non riesco a dire altro, sono confuso. Carla invece decide per entrambi e mi afferra per i capelli, tirandomi verso di lei e impossessandosi delle mie labbra. E della mia volontà. Le scosto il reggiseno per accarezzarle quei globi morbidi e pieni e con il pollice traccio dei cerchi sui capezzoli. La sento gemere e con una mano afferro il bordo degli slip che tiro con forza fino a strapparli. Poi la prendo per le cosce e gliele faccio avvolgere intorno ai miei fianchi, sollevandola e premendola di più contro la parete. La tengo con un braccio, mentre con l’altra mano scendo ad accarezzarle il sesso. Ed è così dolce la sua resa, così appagante vederla abbandonarsi al mio tocco…
Accade una cosa nuova, mai provata, una sensazione di completezza che non ho mai sperimentato. La sento vicina, non solo nel corpo, ma anche nella mente. Il bacio diventa selvaggio, lei mi costringe a inclinare la testa indietro e approfondire il contatto delle nostre bocche, e intanto accelero il movimento della mano per darle piacere, ma all’improvviso questa folle corsa si arresta.

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